Bolla di Vento
26 venerdì Giu 2015
26 venerdì Giu 2015
19 venerdì Giu 2015
Posted Racconti delle Stelle
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accelerazione, acqua, affanno, anima, ansia, attacco di panico, azzurro, battito, blog, blu, brividi, casa, cervello, corpo, cuore, elementi, emozioni, essenza, estraneo, fisico, gelo, mare, melodia, mondo, neve, note, occhi, occhi profondi, onde, pensieri, racconti, respiro, scritti, sudore, tachicardia, terra, tremare, vita
In questa casa che mi è estranea, ascolto note di un’antica melodia.
Le onde s’infrangono sugli scogli, la bianca schiuma pennella le porose rocce e disegna lingue soffici che si accarezzano. Il mare assomiglia ad una grande creatura squamosa. Il suo respiro irregolare si sintonizza col mio, acuto e affannoso. Il fisico sta cercando di non precipitare in un’apnea d’aria. Un angolo della mia mente è cosciente che la richiesta esigente d’aria pura è solamente una falsa necessità: il corpo è sfasato e in iperventilazione. Proprio per questo il fiato si blocca nei polmoni, dentro al petto, tra le costole… e spinge per uscire dalle resistenti ossa e oltrepassare le barriere che lo intrappolano. Mi hanno insegnato a non assecondare questo affanno. Mi hanno insegnato a far scorrere l’aria giù, giù, fino al diaframma, ad agevolare la sua espansione. A posare una mano, ora gelida e sudata, sul ventre ed assaporare il non più consueto atto di respirare. Su e giù. Dentro e fuori. Ancora e ancora. Finchè la tempesta decide di passare, lasciandosi infine un corpo esausto, una mente svuotata. Mi hanno insegnato ad ascoltare il battito del mio cuore, accelerare, decelerare. Battere furiosamente contro un petto che diventa ben poca, ben piccola, ben stretta casa per un organo che pompa ininterrottamente fino alla fine dei nostri respiri. Il sangue circola furiosamente nelle vene, raggiunge le periferie, corre una maratona per tornare su, al cervello. Se calmo il respiro, il cuore si tranquillizza. Lo so. Lo so. Vorrei gridare! Ma sono rinchiusa in questo stato di agitazione, che mi sembra perenne, come le nevi e i ghiacciai, lassù sul tetto del mondo, a un passo dal cielo. E il tremito delle mani non cessa. Le parole sono svanite, scomparse, evaporate, come l’acqua che bolle troppo a lungo. La condensa si è depositata sulla mia anima, ferita ancora una volta, strappata, lacerata. Se quella goccia di sudore completasse la sua scia sulla mia schiena, ora forse mi siederei più serena. Ma no, la testa è pesante e ciondola da un lato all’altro attaccata da quel collo nudo e pallido come le gote, non più rosee. Occhi velati, lacrime che prepotenti spintonano per scorrere su questo viso senza sorriso. È una cavalcata al galoppo verso una meta sconosciuta nel profondo della mia essenza. Mi hanno insegnato a mantenere il contatto con la terra, qualsiasi terra sia. Erba, sale, sabbia, piastrelle, cemento… Mi hanno insegnato ad appoggiare la pianta dei piedi perfettamente aderente al suolo e ad abbandonarmici sopra. Permettere alla terra di sorreggere il mio peso, caldo, senza più energie. Ho imparato a tenere gli occhi aperti sul mondo. Per non perdere i sensi, per non essere inghiottita dal vortice nero e scuro che mi chiama e mi strattona verso il baratro. Occhi profondi. Occhi azzurri eppure grigi. Dolci emozioni macchiate di viola. Una scintilla che s’incendia e piano piano si tramuta in brace.
In questa casa che mi è estranea, ascolto note di un’antica melodia.
Ilaria Severino
04 lunedì Mag 2015
Posted Racconti delle Stelle
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abilità, arrogante, articolo, blog, coscienza, desiderio, editoria, emozioni, essenza, giovane, ispirazione, libro, passione, racconti, romanzo, scrittura, scrivere, sentimenti, spronare, sveglia, talento, vita
E ora S C R I V I !
No, non mi importa se hai fame o sei stanco. Ho detto SCRIVI! Potresti avere una voragine al posto dello stomaco o stare per crollare sulla tastiera dalla stanchezza, con gli occhi che si chiudono e le palpebre pesanti come macigni, tanto è lo sforzo che devi compiere per tenerle alzate.
Non mi frega niente se non ha l‘ispirazione! Sai almeno cosa sia l’ispirazione? Giovane arrogante che non sei altro. Tira fuori qualcosa di sensato e accettabile, ora, senza dire cazzate. Che c’è? Quel foglio bianco ti incute soggezione? Pensi che l’articolo si scriva per magia da solo? Muovi le dita e datti una mossa, hai fino alle 6 di domattina.
E sai che c’è? Te ne puoi anche andare se pensi che tutto questo non abbia senso. Io non sono qui a perdere tempo con uno come te, che si lamenta per ogni difficoltà, che non cerca di superare i suoi limiti, ma si adegua ed esegue i compitini. Come se fossero sufficienti quattro parole grammaticalmente corrette e scorrevoli a destare un’emozione!
Mi lanci sguardi infuocati. Mi vuoi sfidare? Bravo, non attendevo altro che questo.
SMUOVERE QUELLA TUA CAZZO DI COSCIENZA.
Ah sei sorpreso dalle mie parole. Che c’è, non sai affrontare un attacco? Ritieni che il tuo racconto sia un manoscritto incredibile, innovativo… la grande novità che tutti sognavano?
SVEGLIATI, ragazzo!
Di gente come te, ne ho vista passare a bizzeffe da qui. Si presentavano alla mia porta spavaldi, sicuri che la loro fosse l’opera del secolo, un masterpiece. Entravano senza bussare, decantavano la trama come menestrelli, tessevano le lodi del loro stile, unico, perfetto per il grande pubblico di lettori commerciali. E poi? Poi quando qualcuno abboccava il libro andava in stampa, centinaia di copie, pubblicità e tour organizzati in pompa magna. Lo scrittore del momento, il libro di successo, tradotto in 12 lingue. Grandioso, strepitoso! Lo sogni anche tu la fama, non è così?
E poi? Cosa ne resta del successone? Dello scrittore ospitato ovunque?
Ti svelo un segreto, ragazzo. Ascoltalo bene.
Non basta un libro, non basta far presa come una ventosa sul pubblico una volta sola perché sgonfiato l’esordio d’impatto e dimenticata la pubblicità,
resti solo tu insieme alle parole.
E vedi, se non hai TALENTO, quello vero, autentico, quello che ti fa sputare sangue e non dormire la notte, nel caos che ti si era creato attorno, potresti aver smarrito
l’ESSENZA di te.
Quella cosa lì che hai dentro e preme per uscire fuori, attraverso le parole.
Quella cosa che quando ti prende, non puoi far altro che arrenderti a lei, anche se ti fa soffrire, incavolare, ammattire, piangere e urlare.
Quella cosa lì che ruggisce come un leone e diventa mansueta con due carezze.
Quella cosa lì che quando non ha voglia di presentarsi, ti tiene sulle spine, con un desiderio viscerale di scrivere. Come quando stai per raggiungere l’orgasmo e preghi, piangi, implori che arrivi e ti trovi a spingere con tutto il corpo verso quella sensazione così totale e assoluta da singhiozzare e invocarla.
Quella così lì da cui nascono le emozioni più autentiche.
Quindi adesso rimboccati le maniche e SCRIVI.
Il talento va alimentato, curato, cullato, spronato.
Se tu sei il primo a non credere in ciò che sei, in ciò che scrivi, come possono gli altri darti credito? Non essere arrogante e non dipingerti per chi non sei perché la tua vera natura uscirà comunque allo scoperto. Se ti limiti, se cerchi di nascondere o mozzare la tua essenza per piacere al pubblico, risulterai inconsistente.
Voglio l’articolo sulla mia scrivania entro le 6.
Ilaria Severino
09 lunedì Mar 2015
Il Nulla aleggia in me.
Noia dei sensi
Ridicolo vorticare d’aria.
Membra appesantite
Indolenzite
S’abbandonano al Silenzio.
Soffice manto di seta
M’avvolge
La pelle.
Sordo sentire
Di echi
Distanti.
Scaltra,
L’Oscurità si stende piano
Su me.
Sinuosa e sensuale,
Penetra i recessi
Della mia Anima.
Abbatte le Resistenze
Deflora
La mia Essenza.
Sfinita Svuotata
Annientata;
Esalo un Respiro.
Ilaria Severino
28 giovedì Ago 2014