A chi non capita di doversi Raccontare a persone nuove, incontrate durante una serata fuori con gli amici o futuri colleghi?
Se la prospettiva di vedere di nuovo queste persone è alta, piano piano si racconteranno aneddoti passati, esperienze di vita, sogni, progetti… Le informazioni centellinate potranno fornire una visione di insieme di ciò che si è o si è stati.
Mi è capitato quest’estate al mare e sta capitando anche ora, di Raccontare chi sono.
Adesso è più rilevante forse perchè le persone che sto conoscendo saranno miei colleghi di lavoro per un anno. Non siamo in tanti, solo quattro più la responsabile, quindi lavoreremo a stretto contatto. Io sono entrata in un team già collaudato: sono anni che loro si conoscono e lavorano insieme, io sono di supporto e per me è tutto nuovo, una realtà che non conoscevo.
Cosa dire di me? Come mi presento? Cosa posso lasciar trasparire delle moltitudine di problemi che mi porto appresso?
Io solitamente non manifesto ciò che provo realmente: negli anni ho costruito difese per proteggere me stessa. Ora tuttavia sono dell’idea che alcune problematiche mie è utile esporle preventivamente. O forse sbaglio?
Ho lavorato tanto sul riuscire a comunicare agli altri i miei bisogni, le mie paure. Perchè ignorare il percorso che ho, con tanta fatica, vissuto?
Ovviamente le domande si susseguono: cosa hai fatto in questi anni? Quali studi hai conseguito? Lavori precedenti? Esperienze?
Sinceramente sono arrivata a poter affermare senza vergogna o imbarazzo che dopo la laurea nel 2011 non ho più studiato, nonostante avessi superato le selezioni di un master universitario, nè lavorato.
Per ben due anni NADA, NIENTE. E non mi interessa sentirmi dire: ma come?? E cosa hai fatto allora? NIente. La risposta è NULLA.
Sono stata male. Fisicamente. Emotivamente. SONO CROLLATA.
E sapete? Sto ancora facendo tanta di quella fatica a vivere ogni singolo giorno.
Perchè non ho avuto un raffreddore, nemmeno un male grave sia chiaro.
Ma anche il MIO DOLORE HA DIGNITA’.
Mi hanno detto con forza che io NON ASCOLTO: mi chiudo nel mio guscio e tappo le orecchie. E’ vero, a volte è così. Dopo tutti gli attacchi, le scrollate, le litigate, i pianti… sono stufa.
Sì sono stufa di sentirmi dire “la terapia non funziona” o “prendi altri farmaci”.
Perchè chi parla non vive nel mio corpo, non indossa la mia vita, non ha i miei sentimenti e le mie emozioni, non si veste delle mie paure, non convive con il mio dolore e la mia ansia.
Quindi, NO! Non voglio altri farmaci: non voglio perdere tutto ciò che ho conquistato con fatica, con lacrime, ccon coraggio.
Quindi, SI! La terapia che ho scelto funziona. Non sarei qui ora a parlarne, non avrei le consapevolezze che ho acquisito in questi due anni. E non avrei pubblicato un libro.
E’ vero: l’ansia mi divora in alcuni momenti, il dolore si affaccia alla mia vita e la limita.
Io penso che se non affrontassi i problemi di petto, vivendo sì situazioni terribili a volte, come potrei trovare finalmente l’equilibrio di cui tanto necessito?
Se prendessi farmaci contro gli attacchi di panico o per l’ansia ad esempio, nel momento in cui li smettessi, quali benefici avrei acquisito? Io li vedo come dipendenze: una volta iniziati a prendere, si arriva al punto di assuefarsi alla dose, pertanto si avrebbe bisogno di una dose sempre maggiore o di cambiare farmaco. E così via in una spirale infinita. Sbaglio?
E’ anche ovvio che di fronte ad aventi come la morte di persone care, la mia reazione sia intensa.
Così come l’ansia e il dolore si accentuano proprio nel momento in cui devo affrontare dei cambiamenti, come un lavoro o prendere decisioni fondamentali.
Sono stanca delle critiche, dei suggerimenti non richiesti. Sono convinta delle mie scelte, anche se queste comportano conseguenze.
Ora posso parlare, con molte meno remore, di quei due anni.
Due anni che NON HO PERSO; NON HO GETTATO AL VENTO!
Due anni di dolore, buio, abisso.
Due anni di lotta, conquista, coraggio.
Due anni di ME! FINALMENTE.
Se nella vita le cose accadono per un motivo, questi due anni erano previsti così.
Se io vivo il dolore quotidianamente, l’ansia e tutte le problematiche che ho, voglio credere che non siano punizioni, ma risorse. Risorse che detesto, che non comprendo del tutto.
Mi piacerebbe confrontarmi con chi ha vissuto o vive situazioni simili alla mia. Per poter scoprire come loro hanno affrontato o affrontano le sfide di ogni singolo giorno.
Ci sono stati momenti in cui non ritenevo possibile vivere con le mie problematiche. Poi mia cugina si è ammalata, ha vissuto un calvario ed è mancata ad ottobre. Lei DESIDERAVA con tutta la sua forza di volontà vivere.
Io sono QUI. Vorrei possedere un briciolo della sua forza, tenacia, coraggio.
AMARE CIO’ CHE SONO; COSI’ COME SONO.
Ila