Tag

, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,

Un’altra bella emozione e soddisfazione arriva in questa primavera:

il mio racconto breve

Selene, come la Luna

è stato segnalato dalla giuria come meritevole di attenzione
del Premio Letterario “La Valle delle Storie” seconda edizione 2015
e sarà pubblicato nel volume edito a cura dell’Associazione Terra di Mezzo col patrocinio del comune di Vallefiorita.
classifica Concorso internazionale per racconti brevi

Il racconto tratta di un tema attuale: la violenza sulle donne.

L’ho affrontato dipingendo, con brevi ma intense pennellate, ciò che resta di una giovane donna dopo aver subito una violenza.
Il lettore è fin dalle prime parole immerso nell’universo di Selene, una ragazza troppo giovane e fino ad allora innocente: troppo spesso, purtroppo, si è tradite, umiliate, piegate, da chi siamo portate a fidarci di più, da chi ci dovrebbe amare e rispettare al di sopra di ogni cosa.
Selene non si capacita di ciò che le è accaduto; dubita di se stessa, ricerca i cambiamenti sul suo viso, non più sereno, e sul suo corpo maltrattato, non più luminoso come l’astro da cui prende il nome.
Il lettore intuisce ciò che le è accaduto poiché non è mai espresso chiaramente. E’ portato invece a percorrere le emozioni, il turbamento, che la ragazza prova. La follia si è ormai conclusa, lui è andato via, dopo aver lasciato dietro sé la sua scia, indelebile nell’anima spezzata di Selene. Le cicatrici e i lividi spariranno presto, ma la sfumatura dura nei suoi occhi blu non svanirà altrettanto in fretta né il suo cuore sarà disposto a riaprirsi ad altri uomini. Ora tuttavia resta il dolore, l’incredulità, il tradimento.

Ho scritto questo racconto tra le lacrime, un anno fa circa. Era una sera di primavera quando nel mio cuore esplose la rabbia, la delusione, il tradimento; mi sentii usata, ferita nel profondo, presa in giro. Così portai fuori la mia cagnolina e respirai l’aria frizzante, osservai il cielo da azzurro diventare lentamente più scuro, come il mio cuore, e attesi le stelle. Il mattino dopo scrissi Selene, come la Luna. Un’amica mi disse: “Persino dalle brutte esperienze nascono cose meravigliose” riferendosi al racconto.
Vorrei specificare che non ho mai subito una violenza come Selene: l’episodio che ha permesso che nascesse questa mia donna, è di altra natura, un tradimento a livello amoroso.

Prima di inserire il mio racconto, posto un video tratto dal serale di Amici.
La ballerina Shaila si esibisce in una coreografia sul tema, sulle note di Mia Martini “Gli uomini non cambiano”

http://www.wittytv.it/amici/gli-uomini-non-cambiano-shaila-11-aprile/528740/

Ecco il racconto, che apparirà nell’antologia del concorso:

Selene, come la Luna.

Due occhi cerulei scrutano seri lo specchio dorato appeso sulla parete della stanza vuota. Lo interrogano decisi. Vogliono scoprire la verità celata nelle loro profondità.
Selene sbatte le palpebre, un notturno volo di falena; le flessuose ciglia s’impigliano nel dubbio.
Le campane di una chiesa rintoccano distanti nell’aria attutita del mattino. Si prospetta una giornata grigia e fumosa, proprio com’è lei adesso: si sente indistinta, fiacca, come uno sbuffo di vapore di una locomotiva ormai giunta a destinazione.
La pioggia insistente bussa alla finestra dietro di lei. Gli stipiti in quercia sono zuppi e le raffiche di vento sferzano i vellutati petali cremisi. Selene trema come le rose del suo davanzale. Si domanda se resisteranno ai duri colpi della vita.
Come un investigatore, si accosta allo specchio lucido. Indaga ciò che le appare.
L’immagine riflessa non è lei? Oppure sì? E’ la stessa Selene di sempre?
Non lo sa più, adesso.
Esamina ogni singolo dettaglio del suo giovane viso: le piccole imperfezioni, le fossette sulle guance che si accentuano quando sorride, le efelidi quasi trasparenti sulle gote, le sottili sopracciglia scure che le incorniciano gli occhi affaticati e le lunghe ciglia nere.
Osserva guardinga la sua espressione corrucciata, incredula, delusa.
Converge la sua attenzione sulle iridi intense: il loro contorno blu pervinca esalta l’azzurro limpido che tanto affascina. Nota una sfumatura nuova, dura, seria nei suoi occhi innocenti. E’ il mare in burrasca ciò che vi scorge, non una baia cristallina.
Selene nega a sé stessa di naufragare. Spegne il mondo per un eterno istante.
Con un gesto ripetuto infinite volte, scioglie i lunghi capelli fluenti trattenuti in uno stretto chignon. Li libera dalla prigionia del nastro elegante: il suo candore ora stona con il suo stato d’animo prostrato e con la sua vita violata. La chioma corvina si sparpaglia ondeggiando sulle spalle nude. Selene avverte lo spostamento d’aria sul suo latteo collo e scuote la testa come per scacciare un ricordo fastidioso. Non ha voglia di rammentare la dolcezza del suo amato né le sue tenere carezze o i suoi vogliosi baci.
Ora sanno di fiele.
Selene è confusa. Non risplende come il suo nome né come l’astro in cielo.
Com’è possibile? Si interroga con affanno.
I suoi splendidi occhi si riempiono di lacrime, acqua dolce e sale.
Le gocce di pioggia rimbombano nel suo cuore ferito, si fondono con le emozioni in tempesta.
Una stilla solitaria sfugge dall’angolo remoto del suo occhio destro. Selene non ha più energie per trattenerla. E’ esausta. Insegue il suo scivolare lento, assapora il solco che traccia sulle gote arrossate. Si perde insieme a lei e insieme a lei precipita verso l’ignoto.
Selene smarrisce lo sguardo intorno a lei, dentro di lei.
Si appollaiala come un avvoltoio sul suo corpo pallido come la Luna. Trasalisce alla vista dei lividi bluastri che le marchiano il ventre. Distoglie il respiro dalle striature violacee impresse sulle esili braccia. Si deposita sulla sua pelle rovente. Ritrova il tormento nelle sue iridi opache.
Selene sfiora con le dita i suoi lineamenti confusi, dolci ali di farfalla l’accarezzano, lieve consolazione.
Percorre confusa la strada che lui ha aperto in lei.
Evita di toccare i punti dolenti sulla sua pelle oltraggiata, cerca di ritrovare la bellezza del suo corpo, ormai privo di calore. Scivola sulle sue curve, danza sulle colline piene, si sofferma sulla minuscola cicatrice a mezzaluna e inciampa nell’ombelico. Incoraggia i polpastrelli a proseguire nell’esplorazione, ma un brivido la coglie di sorpresa.
La stanza è ghiacciata, lei nuda e febbricitante.
E’ ciò che resta dopo il passaggio di lui: un corpo vuoto, deflorato, macchiato.
Le lenzuola aggrovigliate e sporche alle sue spalle sono testimoni della follia compiuta.
Selene resta immobile, mentre la sua mano ricade inerme.

Selene, come la Luna.
Amava essere avvolta dall’oscurità che l’abbracciava ogni notte. L’attendeva impaziente per illuminare la terra e risplendere nella sua bellezza. Non temeva il buio, lei lo rischiarava attorniata dalle Stelle, sue fidate sorelle.
Selene non si riconosce più, non brilla più. E’ spenta.
L’oscurità se l’è mangiata, inglobata, abbattuta.

Selene, come la Luna.
Vorrebbe sostituirsi all’astro lassù, distante dagli uomini di quaggiù.
Ingenua, innocente, si è fidata senza sospettare la scaltrezza e le menzogne dell’oscurità.
Diceva di amarla. Lui… Diceva di amare la Sua Luna, il suo cielo allegro.
Lei gli ha donato tutta se stessa, tutta ciò che era: una Luna tra le Stelle, una bianca Stella fulgida nel buio.
Amica, amante, amata.
Ferita, tradita, offuscata.
Selene, come la Luna.

Ilaria Severino